Con l'entrata in vigore del nuovo Annex1, tutte le aziende che operano nel settore farmaceutico, si vedono costrette ad adeguare le loro procedure a quanto richiesto dalla normativa. Tra queste rientrano quelle relative alle identificazioni microbiche, esplicitamente richieste sia per le contaminazioni provenienti dal monitoraggio ambientale che durante l'Aseptic Process Simulation (APS). Ne abbiamo parlato con Monica Terraneo, responsabile del laboratorio microbiologico di Zambon Group di Vicenza
Parlando di monitoraggio ambientale, quali sono le principali novità riportate nel nuovo Annex 1?
In generale le novità sono importanti e sostanziali. Io mi soffermerei su quanto riporta il paragrafo 9.31:
• I microrganismi rilevati nelle aree di grado A e di grado B dovrebbero essere identificati a livello di specie e il potenziale impatto di tali microrganismi sulla qualità del prodotto (per ciascun lotto coinvolto) dovrebbe essere valutato
• Si dovrebbe anche considerare l’identificazione di microrganismi rilevati in aree di grado C e D (ad esempio dove vengono superati limiti di allerta e azione) o in seguito all’isolamento di organismi che possono indicare una perdita di controllo del livello di pulizia degli ambienti, come ad esempio microorganismi sporigeni o muffe.
Nelle versioni precedenti dell’Annex 1 si parlava di monitoraggio degli ambienti critici, ma non di identificazioni di microorganismi in maniera esplicita. Inoltre la norma di riferimento è sempre stata la sola USP <1116>.
Perché è importante considerare anche i gradi C e D per l’identificazione dei microrganismi?
Il nuovo Annex 1 ridefinisce i limiti di accettazione dei contaminanti microbici (vedi Tabella 1).
Grade | Air Sample CFU/m3 |
Settle plates (diameter 90 mm) CFU/4 hours(a) |
Contact plates (diameter 55 mm) CFU/plate |
A | No growth | ||
B | 10 | 5 | 5 |
C | 100 | 50 | 25 |
D | 200 | 100 | 50 |
Tabella 1 - Maximum permitted microbial contamination level during qualification
Negli ambienti asettici il numero dei contaminanti accettati è pari a zero (classe A) o molto basso (classe B); in queste aree è necessario identificare ogni contaminante, per avere sotto controllo la flora batterica endogena con le sue variazioni periodiche.
Non bisogna dimenticare però che la contaminazione arriva dagli ambienti esterni e dall’uomo principalmente. Avere il controllo degli ambienti meno critici, significa poter mettere in atto azioni di prevenzione/ correzione o cleaning efficaci a protezione delle aree più critiche.
La conoscenza della popolazione microbica nelle aree meno classificate ci dà quindi la possibilità di sapere con quali mezzi, quindi disinfettanti e sanitizzanti mirati, combatterla o quanto meno ridurla, così che la probabilità che la contaminazione di grado C e D passi ai gradi A e B sia sempre più ridotta.
Nel nuovo Annex si parla anche di Aseptic Process Simulation. Quali sono i cambiamenti?
Partiamo con il sottolineare che in questo nuovo Annex 1 è stato dedicato ampio spazio al processo di Aseptic Process Simulation (APS) e alle modalità con cui eseguirlo, mentre nella versione del 2010 era riportato solo qualche accenno a questo importante passaggio delle produzioni farmaceutiche. Giusto per rendere maggiormente l’idea: si è passati da poche righe del 2010 a ben quattro pagine della nuova versione. Relativamente alle contaminazioni ritrovate durante l’APS, mentre prima era richiesta una generica investigazione, oggi è necessario isolare e identificare tutte le contaminazioni fino alla specie:
• V. 2010, punto 70: Durante i test di simulazione del processo, occasionali eventi di contaminazione microbica possono indicare bassi livelli di contaminazione e devono essere investigati.
• V. 2022, punto 9,43: Tutti i microrganismi isolati dalle unità contaminate devono essere identificati fino al livello di specie, dove possibile, per agevolare la determinazione della possibile fonte di contaminazione.
Ne deriva che anche i microorganismi isolati durante il processo di APS, oltre a quelli provenienti dal monitoraggio ambientale, dovranno essere utilizzati per eseguire i test di controllo qualità sui terreni di coltura, prima del loro utilizzo, come riportato al punto 10,9.
Torniamo alla richiesta di identificazione fino al livello di specie di eventuali batteri ritrovati negli ambienti classificati, come si può gestire questa attività?
Mentre per i gradi A e B l’identificazione deve essere fatta su tutte le colonie ritrovate, comprendendo anche quindi muffe e lieviti, derivanti non solo dal monitoraggio ambientale ma anche dal controllo delle vestizioni, nei gradi C e D può essere applicato un sistema di identificazione a rotazione mediante uno schema in cui si definisce una frequenza di identificazione per tutte le aree. In questo modo sarà anche possibile avere una mappatura della flora batterica dei diversi reparti, fondamentale per tenere sotto controllo lo “stato di salute”.
L’identificazione dei microorganismi è richiesta fino al livello di specie e questo implica la necessità di avvalersi di un sistema di identificazione convalidato, in grado di soddisfare questa richiesta normativa, o di appoggiarsi ad un laboratorio esterno qualificato.
Da un punto di vista meramente pratico, cosa comportano questi cambiamenti?
L’implementazione dell’identificazione microbica è importante per avere una migliore gestione della flora microbica autoctona, basandosi su una valutazione del trend, con attenzione alla frequenza del superamento dei limiti di allerta, al cambiamento e alla predominanza dei microrganismi che la costituiscono.
Tutto questo ci consentirà di avere una visione a tutto tondo della situazione dei nostri ambienti classificati con una conseguente migliore gestione degli stessi in conformità con un piano di Contamination Control Strategy efficace.
L’identificazione fenotipica
|
Commenta l'articolo o richiedi informazioni mandando un'email
Pubblicato in Ascca News 2/2023